
In un Paese multilingue come la Svizzera, trovare ascolto nella propria lingua madre non è solo una questione di comodità. Per molti può rappresentare il primo passo verso una cura autentica ed efficace. Le emozioni, i ricordi e le esperienze più intime prendono forma nella lingua in cui siamo cresciuti, e quando si parla di psicoterapia la possibilità di esprimersi senza filtri diventa fondamentale. È proprio da questa consapevolezza che nasce MindSwiss, una realtà svizzera che offre percorsi di psicoterapia rigorosi, riconosciuti e accessibili anche online, con un’attenzione particolare alla lingua madre della persona. Abbiamo incontrato Davide Livio, psicoterapeuta e fondatore del progetto, per comprendere meglio la sua visione, il suo approccio e le sfide che caratterizzano oggi il mondo della salute mentale. Nel corso dell’intervista emergono temi centrali come l’importanza dell’ascolto, la necessità di percorsi terapeutici appropriati e i vantaggi tangibili di lavorare con un professionista che parla in lingua italiana.
Capire una persona nella sua lingua madre è già una forma di cura? Lavori con molti pazienti di lingua italiana in Svizzera. Quanto conta la lingua nella relazione terapeutica?
«Conta moltissimo. La lingua è fondamentale: le emozioni viaggiano nella lingua madre. Lavorare in psicoterapia con una traduzione è sempre limitante. Il dolore, la gioia, la paura, parlano la lingua del corpo; il linguaggio è già una traduzione. Farlo in una lingua che non è la propria rischia di far perdere moltissime sfumature e molte possibilità. Per questo in MindSwiss offriamo percorsi nella lingua madre della persona».
Cosa ti ha portato a scegliere la psicologia come professione?
«È stata una passione che ho portato avanti in parallelo alla musica. Alla fine di entrambi i percorsi di studio mi è stato chiaro che mi sentivo molto più a mio agio nei panni dello psicoterapeuta. Da lì in poi è stato un susseguirsi di progetti in ambito pubblico, privato e giuridico, fino ad arrivare alla genesi di MindSwiss, di cui ne sono il fondatore».

Come descriveresti il tuo approccio terapeutico?
«Prima di tutto: l’incontro. Quando non stiamo bene, il primo bisogno che emerge è quello di incontrare un essere umano che si presti all’ascolto, senza giudizio. Lì nasce la relazione, nel setting terapeutico. Dal punto di vista tecnico integro psicoterapia ipnotica, EMDR e pratiche di mindfulness, scegliendo di volta in volta lo strumento più adatto alla persona e all’obiettivo clinico. La relazione è la base su cui tutto funziona; non offro percorsi preconfezionati. Lavoro sia in presenza sia online».
Come riesci a inquadrare i bisogni di un potenziale paziente quando lo incontri o conosci?
«In MindSwiss l’analisi del bisogno inizia con un colloquio telefonico o una videocall. Valutiamo insieme se esistono le condizioni per un percorso online e raccolgo le informazioni utili per capire chi, fra il nostro staff, può essere la persona più adatta per quella specifica situazione. In questo primo passaggio esploriamo il problema, gli obiettivi, le risorse. Nello stesso contesto diamo indicazioni pratiche sull’aspetto assicurativo LAMal e iniziamo a raccogliere i documenti necessari».
Una volta conosciuto il paziente e i suoi bisogni è consuetudine che lo curi tu o lo indirizzi a un tuo collega?
«Lavoro in équipe. Quando l’approccio, la specializzazione o la disponibilità di un collega risultano più adatti, accompagno il passaggio in modo trasparente, sempre in italiano e sempre verso professionisti abilitati in Svizzera. La filosofia di MindSwiss si basa proprio su questo principio: offrire alla persona un team di psicoterapeuti riconosciuti a livello federale, tra i quali individuare il professionista più adatto in base ai suoi bisogni specifici. Oggi siamo sette terapeuti, con competenze differenti e attivi in più lingue. Lavoriamo principalmente in italiano, ma nel team ci sono anche colleghi madrelingua tedesco, francese e spagnolo. La nostra équipe è in continua crescita».
Quali sono i temi che affronti più spesso e in che ambito operi?
«Nel ruolo di psicoterapeuta in MindSwiss e in ClinicaPsiche mi occupo con maggiore frequenza di disturbi dell’umore, disturbi d’ansia e di panico, trauma PTSD e disturbi dell’alimentazione. Lavoro con adulti e coppie, in presenza e online».
Come è nata l’idea di MindSwiss e cosa ti piace del lavorare in questo contesto?
«Sono fondatore e parte del team MindSwiss: un gruppo di psicologi e psicoterapeuti autorizzati in Svizzera, con percorsi rimborsabili LAMal se prescritti. L’idea è nata osservando quante persone nella Svizzera tedesca e francese faticano a trovare terapeuti che parlino italiano. Molti si rivolgono a servizi esteri che però hanno standard qualitativi diversi e non sono rimborsabili da LAMal. MindSwiss nasce per unire qualità svizzera e lavoro nella lingua madre».

Nel tuo lavoro affronti spesso anche i rischi legati alla “psicologia veloce”: cosa intendi?
«Mi riferisco a percorsi poco strutturati, non riconosciuti o erogati da soggetti poco verificabili. In Svizzera la psicoterapia segue standard elevati: formazione postgraduale, terapia personale, supervisione, anni di pratica e aggiornamento costante. MindSwiss mette al centro questi standard. LAMal richiede prestazioni efficaci ed economiche; il nostro modo di lavorare è orientato a questi valori, che considero fra l’altro alla base dell’etica professionale. I rischi della psicologia veloce non sono solo tempo o denaro sprecati: c’è il rischio concreto di prolungare la sofferenza o di creare danni emotivi e relazionali».
Quali sfide vedi per i prossimi anni nella psicoterapia in Svizzera e come si inserisce MindSwiss in questo scenario?
«Le sfide principali riguardano l’accesso tempestivo a percorsi terapeutici riconosciuti e la garanzia di una qualità omogenea su tutto il territorio nazionale. Un altro tema centrale è la tutela della lingua madre nei servizi online e la capacità di integrare in modo efficace gli incontri a distanza con quelli in presenza quando necessario. In tutta la Svizzera molti psicoterapeuti faticano a ridurre le liste d’attesa, mentre la domanda di supporto psicologico continua a crescere. Non credo che la soluzione sia semplicemente aumentare il numero di professionisti, quanto piuttosto ottimizzare il modo in cui lavorano. In MindSwiss ci impegniamo proprio in questa direzione: migliorare l’appropriatezza e l’efficacia dei percorsi, rendendo la terapia più rapida, utile e sostenibile. Guardando al futuro, vogliamo continuare a crescere come équipe mantenendo il focus sulla qualità svizzera, sulla lingua madre e su un lavoro clinico rigoroso. L’obiettivo è ampliare le competenze del team senza perdere coerenza e raggiungere in modo sempre più diretto il territorio».
Maggiori informazioni
MindSwiss SA
Via Stefano Franscini 10, Mendrisio 6850
tel. +41 0 91 252 00 10
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