La Cappella degli Scrovegni, conosciuta da tutti con il cognome del suo committente Enrico Scrovegni rappresentato in un particolare affrescato nell’atto di consegnare la Cappella stessa, è intitolata a Santa Maria della Carità ed è nota in tutto il mondo per lo straordinario ciclo pittorico realizzato da Giotto. L'opera costituisce il massimo capolavoro ad affresco dell'artista e testimonia la profonda rivoluzione che il pittore toscano portò nell'arte occidentale.
Il ciclo affrescato da Giotto in soli due anni, tra il 1303 e il 1305, si dispiega sull’intera superficie interna della Cappella. Il soffitto voltato è un manto azzurro di stelle e presenta le figure di Maria, di Cristo e dei Profeti. Nel presbiterio si conserva ancora il gruppo scultoreo Madonna con il Bambino tra due angeli realizzato dal grande scultore Giovanni Pisano all'inizio del Trecento. Alle pareti viene narrata la Storia della Salvezza in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo dipinto lungo le navate e sull'arco trionfale.
Il secondo inizia con i Vizi e le Virtù, affrontate nella pozione inferiore delle pareti maggiori, concludendosi con il maestoso Giudizio Universale in controfacciata.Foto Giudizio universale.
La prima grande rivoluzione compiuta da Giotto a Padova è nella rappresentazione dello spazio: si possono ammirare esempi di "prospettiva" e di resa della terza dimensione che anticipano di cent'anni le teorie rinascimentali.
La seconda è l'attenzione rivolta alla rappresentazione dell'uomo, nella sua fisicità ed emotività: ciò viene ben espresso da Giotto nelle Storie della Vita della Vergine e di Cristo in cui emergono con intensità le gioie e i dolori umani, di cui restano significativi e celebri esempi la tenerezza del bacio di Gioacchino ed Anna, primo esempio di bacio della storia dell’Arte Italiana.
L’ultimo restauro degli affreschi risale al 2007. Nel 2021, Il ciclo affrescato della Cappella degli Scrovegni è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Di seguito troverete ulteriori informazioni e i dettagli per acquistare i biglietti: https://cappelladegliscrovegni.vivaticket.it
A fine ottobre 2023 è stata inaugurata al Museo Eremitani di Padova, adiacente alla Cappela degli Scrovegni la mostra “Lo scatto di Giotto. La Cappella degli Scrovegni nella fotografia tra ‘800 e ‘900"
Curata dai Musei Civici, dalla Biblioteca Civica, dall’Ufficio Patrimonio Mondiale e promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, la mostra ricostruisce attraverso un percorso espositivo composito la straordinaria fortuna visiva della Cappella degli Scrovegni. Nota in tutto il mondo per essere il capolavoro assoluto affrescato da Giotto, pochi sanno però che la Cappella degli Scrovegni è stata fra i primi monumenti italiani a essere riprodotto in fotografia in modo sistematico e puntuale: fu Carlo Naya, uno dei pionieri italiani della fotografia, a immortalarla per la prima volta nell’estate del 1863, a meno di venticinque anni dall’invenzione ufficiale di questa tecnologia.
La mostra si affaccia succesivamente al Novecento attraverso le celebri campagne fotografiche della casa editrice fiorentina Alinari a cura di Domenico Anderson. Le immagini della Cappella degli Scrovegni vengono inserite nei cataloghi d’arte a partire dal 1906 facendo il giro del mondo grazie alle edizioni tradotte in lingua inglese e francese. Ad Alinari si deve anche la prima campagna fotografica della Cappella degli Scrovegni a colori: siamo nel 1952 e il capolavoro di Giotto è già diventato soggetto di un’opera cinematografica.
Nel 1938 il giovanissimo regista Luciano Emmer realizza il primo film sulla Cappella degli Scrovegni. Girato in 35 mm utilizzando una vecchia macchina da presa Pathé del 1913 e una truka artigianale, utilizzata per realizzare animazioni, riprese speciali, effetti particolari, Emmer eseguì lo storyboard disegnando a carboncino sulle fotografie e riprendendo poi fotogramma per fotogramma, ammettendo che “il film su Giotto può essere considerato il primo film neorealista italiano perché a ben vedere le pareti della Cappella degli Scrovegni sono di fatto una specie di storyboard: mi sono limitato a filmarlo”. Più tardi anche Pier Paolo Pasolini fece suo il capolavoro di Giotto, utilizzandolo esplicitamente nelle scene del Decameron del 1971.
La mostra resterà aperta fino al 7 aprile 2024 e l’accesso all’installazione è incluso con il biglietto del Museo degli Ermitani, acquistabile a questo link: https://cappelladegliscrovegni.vivaticket.it