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Cinema

Ora al cinema «Il Colibrì» la vita svelata di un perdente

Il Colibri’: la vita svelata di un perdente. Il romanzo di Sandro Veronesi Il Colibrì è diventato un film di Francesca Archibugi con protagonista Pierfrancesco Favino, che compie il miracolo di cogliere l'essenza di un personaggio e di renderlo ancora più emozionante. Dal 7 settembre al cinema in Svizzera
Ora al cinema «Il Colibrì» la vita svelata di un perdente
Ora al cinema «Il Colibrì» la vita svelata di un perdente

Il Colibri’: la vita svelata di un perdente

Attualmente nelle sale della Svizzera tedesca, il film di Francesca Archibugi, con protagonista Pierfrancesco Favino è di un'intensità disarmante.

Disarmante per l’indubbia concentrazione che il pubblico deve avere per capire i cambiamenti spazio temporali continuativi ai quali, se disorientano inizialmente, vengono perfettamente percepiti ed apprezzati durante il percorso del film, soprattutto nelle parti finali in cui si costruisce tutto linearmente. Il film è un concentrato di vita in cui viene svelato il diverso approccio che ogni persona ha nei confronti della vita di coppia, dell’amore, della morte e della sofferenza estrema. Questo film, tratto dal romanzo di Giovanni  Veronesi (premio Strega) non ha assolutamente nulla di banale anche se le dinamiche proposte sono già state affrontate in innumerevoli film. Ma, in fondo, cosa c’è di piu’ interessante che riconoscere in parte  questi vissuti?

La storia del medico Marco Carrara, definito dalla madre "il colibrì" per il suo fisico minuto, divenuto poi possente grazie a discutibili metodi di integrazione ricevuti da ricette paterne, inizia dalla sua infanzia e si protrae fino alla fine di una vita travagliata di dolore, innamoramento, tradimenti e disillusioni. Favino porta in scena un personaggio che inizialmente ci infastidisce per la mancanza di prese di posizioni, per il non guardare la realtà e nel subirla, nel castrare la propria vita e rimanere fermo. Ma è qui che la regia di Francesca  Archibugi, ricca di dettagli che ricordano proprio questa inerzia delle cose, ci trascina a rivalutare  l’immobilità come semplicemente coerenza , onestà e sicuramente una fragilità che crea empatia allo spettatore.  Mano a mano che il mosaico si ricompone, scopriamo quanto sia preziosa quella stasi quando si tratta di resistere alle avversità della vita. Improvvisamente non percepiamo più Marco come un inetto che non sa reagire, lo vediamo piuttosto come uomo pieno d'amore e capace di un'incredibile resilienza.

Favino grazie ad una recitazione superba, ci trasporta dalle vacanze al mare nei '70 ad un futuro imminente, seguendo le vicissitudini amorose e le disgrazie che sfiorano la vita di un uomo perennemente innamorato platonicamente di una vicina di casa francese dell'abitazione al mare, finito per sposare un'altra donna e a schivare i fulmini che lo sfiorano portandosi via conoscenti e persone che da una parte vanno a formare l'insieme dei propri affetti, e anche l'origine delle proprie nevrosi.

Il Colibrì arriva nelle sale cinematografiche svizzere

Il cast composto da Nanni Moretti ,in funzione di psichiatra, di Kasia Smutniak la moglie nevrotica, la sempre brava in questi ruoli, Laura Morante e anche di una piccola parte paradossale di Massimo Ceccherini completa e arricchisce l’interpretazione di Pierfrancesco Favino. Il momento clou del film è sicuramente il monologo del dottor Carrera sulla sensazione, inversamente proporzionale, del sentirsi vincenti nella pratica mentre si decade moralmente: una interessante visione di come deve essere vissuta la vita, ammettendo i propri errori e meschinità che fanno riflettere sulle priorità della vita stessa.

Il film si chiude amando il protagonista che dimostra un coraggio ammirevole e che accomuna tutto il pubblico in un commosso apprezzamento. La canzone finale  “Caro amore lontanissimo” interpretata da Marco Mengoni è la chiusura perfetta per questo film da non perdere.

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