Il documentario presentato in concorso alla 34a Settimana Internazionale della Critica all’interno della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è il ritratto di Pasquale Donatone, un barese emigrato negli Stati Uniti che vive al limite della legalità facendo da tassista a chi vuole oltrepassare la frontiera dal Messico verso gli Stati Uniti.
Ascanio Petrini firma un lavoro a metà tra documentario e finzione per raccontare una singolare storia di smarrimento di chi vive una vita al limite della legalità. Una storia di sogno e fallimento del sogno che ci fa riflettere sui muri di Trump, sulla politica attuale fondata su paura e discriminazione. Tony, dopo un blitz anti-immigrazione ritorna nella sua Puglia, in un paese immobile che non riesce a vivere, e sogna di tornare nelle vaste terre dell’Arizona, la terra a cui sente di appartenere.
A Tony Driver, oltre alla selezione ai Nastri d’Argento, è stato recentemente attribuito il riconoscimento Film della Critica 2020 dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:
Nel raccontare la paradossale vicenda di Pasquale Donatone nato a Bari, cresciuto negli Usa e “rimpatriato” in Italia (ormai terra straniera) per un’illecita attività di “passeur” sul confine messicano, Ascanio Petrini abbatte il concetto di frontiera in termini sia geografici, che politici e linguistici. Film sull’assurdità dei muri e dei ban, “Tony Driver” reinventa lo spazio secondo nuove e inedite coordinate e azzarda uno spericolato incrocio di generi, aggiornando il mito della frontiera come meta da riconquistare.
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