Qualche domanda ad Antonello prima del concerto. Antonello sei diventato social, è un modo per mantenere l'affetto che riscuoti sempre nei tuoi live? Si, ma lo sono da tempo, mi piace, mi diverte pubblicare la mia vita. Uso facebook come mio diario personale già da diversi anni e ho instagram per i messaggi piu' ufficiali. Adoro questo tipo di rapporto, il mio pubblico sono i miei amici, li accolgo nella mia vita, nella mia casa con intimità. Faccio le dirette improvvisate che vengono colte al momento con spontaneità e condivisione.
Foto del concerto del 3.5.2019
Foto del concerto del 3.5.2019
Fot: Gloria Bressan e Alfonso Gut
Tu canti dall'85 "Ci vorrebbe un amico" e in questo tuo tour di amici ne stai portando e incontrando tanti vero? In verità gli amici sono sia sul palco come i miei colleghi, che sotto il palco a partecipare al concerto. Sono ragazzi che mi seguono e che hanno la mia età ma li considero sempre ragazzi. Questo tour è stato un successo, il progetto è iniziato a Verona ma è proseguito con varie altre date e ora anche all'estero, ne sono felicissimo. Ho riportato quelli della mia etàai concerti. La musica, per quelli della mia generazione, si è fermata agli anni ottanta: avevamo perso i settantenni agli spettacoli invece io li ho recuperati. Tra l'altro, ho sempre avuto un pubblico piu' giovane cosi' ora i concerti diventano intergenerazionali, è bellissimo.
Tu hai raccontato Roma in tanti modi, alcuni artisti invece parlano con nostalgia di una Roma che non esiste piu' (come fece nell'intervista a Tuttoitalia, Carlo Verdone lo scorso settembre) Tu ci puoi confermare che "C'è ancora un cuore che batte nel cuore di Roma"? Carlo è un malinconico come tutti i grandi comici! Ma il cuore, ti assicuro, c'è sempre. Roma è eterna come i suoi problemi. Ma i suoi problemi sono negli occhi di chi la guarda. Oggi c'è un sole meraviglioso, basta affacciarsi e vedere la bellezza. Roma è il riflesso di chi la vive, enfatizza la tristezza ma anche l'allegria. Il problema di Roma è che dovrebbe essere piu' curata. In fondo le buche le abbiamo sempre avute. Le mie canzoni sono l'essenza di Roma come idea di bellezza universale ma anche come disagio. "Roma capoccia"…si, ma "Del mondo infame"…c'è sempre uno scontro, le ingiustizie a Roma sono piu' ingiuste, le buche più profonde, tutto è enfatizzato, capisci?
Come spiegheresti invece ad un diciottenne il viaggio che tu e De Gregori avete raccontato in "Bomba o non Bomba?" Credo che ci sia poco da spiegare. Mi piacerebbe che si informassero di quel periodo storico ma senza la pretesa di insegnare nulla. Vedi, il bello del mio linguaggio è che puoi vederlo in modo superficiale ma anche analizzarlo e scoprire diversi significati, ecco perché è sempre attuale. Le persone pensano che ci sia una risposta nella musica invece le canzoni devono insegnare a farsi delle domande, a creare dubbi, dubbi continui. Tu prendi "Notte prima degli esami": ogni strofa è un film, è degna di essere immaginata ed è la forza della musica quella di essere fruibile e adattabile ad ognuno. Poi magari durante il concerto di Zurigo posso raccontare chi sono i protagonisti di questa canzone e come l'abbiamo vissuta in quell'epoca…
Riguardo all'importanza del tuo linguaggio tu hai ricevuto numerosi premi per la poetica… Mi hanno fatto anche Accademico del Belli ma gli ho sempre dato poco peso, ne sono stato felice ma non ho mai amato i trofei. Mia madre li aveva esposti, lei ne era orgogliosa. L'importanza, poi, di alcune strofe poetiche, a cui ti riferisci, cambiano in base ai tempi che vivi e chissà quante ne sentiremo ancora…a me interessa il futuro, il passato già lo conosco. In ogni periodo di apparente confusione, come quello in cui stiamo vivendo, mi piace pensare che nascano momenti di grande creatività. Bisogna avere gli occhi giusti, la semantica è basilare, e io sto bene in questi tempi!
Sicuramente, durante il concerto di Zurigo, canteremo le sue canzoni facendole piu' nostre e ameremo un po' tutti la sua Roma.