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Il Nabucco di Giuseppe Verdi in scena al Gran Teatro di Ginevra dall' 11 al 29 giugno 2023

Un portavoce degli oppressi: con il Nabucco di Giuseppe Verdi, la regista brasiliana Christiane Jatahy debutta in Europa a Ginevra. Una chiusura ideale per la stagione attuale del teatro ginevrino che ha avuto quest’anno come tema fondante quello dei “Mondi in Migrazione”
Il Nabucco di Giuseppe Verdi in scena al Gran Teatro di Ginevra dall' 11 al 29 giugno 2023
Il Nabucco di Giuseppe Verdi in scena al Gran Teatro di Ginevra dall' 11 al 29 giugno 2023

Christiane Jatahy, regista, cineasta e autrice brasiliana, a cui è stato attribuito nel 2022 il Leone d'oro alla Biennale di Venezia per premiare il suo lavoro nell’ambito dell’opera teatrale, darà in questa produzione di Nabucco un nuovo corpo all’opera di Giuseppe Verdi.

Nella famosa storia biblica che racconta la distruzione di Gerusalemme e l’esilio degli ebrei, la regista introduce nella messa in scena anche la voce di tutti coloro che ancora soffrono l’oppressione oggi, in ogni parte del mondo.  Mancanza e identità, esilio e potere, popolazioni sfollate o decimate,  migrazioni forzate all'interno di una comunità sono temi che Christiane Jatahy racconta da sempre. Per la regista si tratta della prima volta in Europa.

Sul palco incontreremo il maestro Antonino Fogliani, di ritorno a Ginevra dopo la sua sublime Turandot della stagione passata.  In scena saranno presenti nell’avventura verdiana i Musicisti dell'Orchestra della Svizzera Romanda, il Coro del Gran Teatro e straordinari interpreti del “bel canto”: nel ruolo di Nabucco Nicola Alaimo, che ha brillato recentemente nel Falstaff al Maggio Musicale Fiorentino, il basso Riccardo Zanellato (nel ruolo di Zaccaria) che continuerà questa estate nel Rigoletto di Damiano Michieletto alle Terme di Caracalla a Roma e la nuova star lirica Saioa Hernández nel ruolo di Abigaille, che ritroviamo a Ginevra dopo la sua splendida esibizione nel Guillaume Tell del 2015.

Si è spesso interpretata questa opera giovanile di Verdi come appello alla lotta di liberazione, di unità nazionale, che sfocerà infine nell'unità italiana. Ma questa missione più o meno divina si basa altrettanto sull'idea delle difficoltà. Perché se Nabucco rappresenta naturalmente l'esilio del popolo ebraico in cattività a Babilonia con il suo famoso coro «Va, Pensiero», l'opera racconta contemporaneamente una particolarità del pensiero rabbinico: la presenza  del divino come manifestazione anche della sua assenza. La distruzione della città di Gerusalemme e del suo tempio sono momenti in cui l’onnipotenza del divino nel mondo è assente. Contano altrettanto la beatitudine del baratro e le difficoltà da affrontare per ottenere una salvezza, per quanto possibile.

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