Autore di melodie di successo come ''Vieni via con me'', ''Bartali'' oppure ''Genova per noi'' è soprattutto un jazzista virtuoso e nella sua carriera ha regalato alla storia canzoni intramontabili portate al successo dai grandi nomi della musica italiana come ''Azzurro'' cantata da Adriano Celentano.
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Lo incontriamo prima del suo concerto sold out al Kongresshaus di Zurigo. Lo sguardo è quello di un saggio pronto a valutare chi ha di fronte. La sua disponibilità e gentilezza sono quelle dei grandi professionisti. La curiosità che gli traspare dimostra quella voglia di sperimentare che a quasi 80 anni non è ancora sopita. Il tour europeo che sta affrontando è impegnativo, ma «amo troppo il mio pubblico - ci confessa l'artista - per non concedermi completamente a loro. Rispetto al passato abbiamo pensato ad una tournée con meno date anche per non stancarmi troppo - sorride. Il risultato è una scelta più restrittiva e ponderata per una platea più sensibile.
Paolo Conte ci presenta la sua ultima raccolta di brani dall'album ''Snob'' ma, cercando una motivazione per questo titolo, ci rassicura specificando che «né io, né il mio pubblico possono essere definiti tali visto che il mio non è un genere musicale di nicchia, bensì è un jazz adattato ad un pubblico più vasto, amante anche della musica popolare. Io non sono snob - sottolinea - ho sempre amato definirmi un dandy che è un aggettivo molto diverso» e decisamente più raffinato. Nel panorama musicale attuale il maestro è considerato un mito.
Ci sorge spontanea la domanda sul rapporto tra i giovani e la musica secondo le sue visioni. «Alle nuove generazioni - afferma l'artista - farei ascoltare alcuni dei mie brani, che potrei definire, maturi e strutturati, proprio per dare la possibilità di confrontarsi con testi e note magari a loro estranei, ma che comunque li possano incuriosire». Non possiamo dimenticare il suo amore per il sound sudamericano in cui ha carpito, e ce lo riconferma con un mix di innocenza e sensualità che inserisce elegantemente nel suo stile musicale nostalgico. Ci soffermiamo, durante la piacevole conversazione, sulla storia della musica italiana e in particolar modo su quel fascino che gli autori degli anni 60 o 70 ci regalavano e che ora sembra perso. «Sono stati momenti magici - racconta - in cui la fioritura di capolavori musicali erano dati dalla cultura e soprattutto dal fermento sociale di quegli anni. Sono periodi storici irripetibili e ad oggi, non vedo, sinceramente, la speranza che qualcuno dei cantautori moderni possa raccogliere completamente l'eredità di quella generazione».
Il tempo che ci ha dedicato il maestro è quasi finito ma Paolo Conte si concede ancora qualche minuto per accogliere, con interesse, il saluto appassionato di un suo grande estimatore che vive a Zurigo, Francesco Stomeo. Grande intenditore di musica e collezionista di vinili, gli regala pillole della sua vita in cui la musica del maestro è stata un continuo e magico sottofondo. L'artista è compiaciuto e incuriosito, sorride, sornione, per aver incontrato un estimatore pioniere della sua musica il quale riesce a strappare a Conte la promessa di poterlo risentire ancora nel suo amato Salento, terra di assoluta e assolata ispirazione. È giunta l'ora di compiacere il pubblico zurighese, il sipario si apre, gli strumenti degli eccellenti musicisti sono accordati, le dita sfiorano già il pianoforte e la magia ha inizio.